top of page

Come ripartire il carico mentale nella coppia

Aggiornamento: 30 set 2023


Qualche riflessione e 8 idee per una coppia più bilanciata e serena.


Foto di persona che trasporta figlio in spalla in un'area piena di container

Immagina le tensioni che alcuni genitori vivono:


"Devo sempre dirti tutto",


"Ma io ho lavorato tutta la settimana!",


"Non sei capace a organizzarti, i bimbi sono a scuola dovresti riuscire a fare le pulizie",


"Dove sono le mie calze?",


"Non potresti uscire un po' prima dal lavoro? Non ce la faccio più",


"È grazie al mio lavoro che possiamo permetterci questo stile di vita".


Spesso le discussioni nascono per ingiustizie percepite e situazioni sbilanciate dal punto di vista della ripartizione del carico mentale.


Un genitore è sopraffatto al punto da pensare di non riuscire a fare tutto, di non essere capace ad organizzarsi.


L'altro invece si sente forse così sul lavoro, ma quando finisce si sente legittimato a prendersi del tempo per sé perché ha lavorato tutto il giorno e si merita un po' di svago.


Immaginati ora una coppia di genitori in cui nessuno debba più dire continuamente all'altro tutto quello che c'è da fare in casa.


Due genitori che co-gestiscono la famiglia e la casa come una squadra, indipendentemente da chi ha più lavoro retribuito sul piatto.


Immaginati una coppia in cui davvero il lavoro casalingo è riconosciuto e valorizzato.


Una famiglia in cui ci sono alti e bassi ma dove in generale il benessere e la serenità di entrambi i genitori è garantito.


In questo articolo ti do qualche spunto per un cambio di prospettiva e magari anche di organizzazione familiare.



 

Cosa trovi in questo articolo:

 



Ripartizione equa non significa 50-50


Con ripartizione equa non intendo che dobbiamo essere interscambiabili in tutto o che ogni attività va divisa al 50%.


Anche perché in molte famiglie i due genitori hanno percentuali lavorative diverse.


Spesso nelle famiglie con figli l'uomo lavora ad una percentuale maggiore della donna, che si occupa di più di casa e figli.



Infografica Modelli familiari nelle coppie con figli in Italia, dati del 2018. In almeno il 56% delle famiglie con figli l'uomo lavora ad una percentuale maggiore rispetto alla donna. Fonte: rapporto Istat.

Modelli familiari nelle coppie con figli in Italia, dati del 2018. In almeno il 56% delle famiglie con figli l'uomo lavora ad una percentuale maggiore rispetto alla donna. Fonte: questo rapporto Istat. In Svizzera nel 2022, l'uomo lavorava ad una percentuale maggiore della donna in almeno il 60% delle famiglie con figli. Fonte: questa pagina dell'ufficio federale di statistica.





Faccio un esempio attinente al lavoro per spiegare cosa intendo con co-gestione:

Io e il mio collega co-gestiamo un grosso progetto. Significa che siamo e ci sentiamo ugualmente responsabili dell'esito del progetto. Discutiamo, ci distribuiamo le cose da fare dopo averne parlato. Se una persona è assente o oberata l'altra cerca di subentrare come può. Si decidono assieme le priorità. Ci mettiamo a testa bassa per risolvere insieme gli imprevisti che spesso capitano. Lui ha comunque la sua area di competenza e io la mia. Non ci dividiamo tutto al 50%, anche perché lui lavora sul progetto al 100%, mentre io al 50%. Nonostante questa situazione sbilanciata dal punto di vista della percentuale lavorativa nel progetto, siamo una squadra, ci sosteniamo a vicenda e il carico mentale e la responsabilità del progetto è equamente suddivisa tra noi due.

Trovo che l'analogia con la gestione famigliare sia incredibile.


Si può essere ugualmente coinvolti e responsabili nel progetto anche se ci si lavora a percentuali differenti.


Un tipo di gestione molto simile lo abbiamo io e mio marito in casa: ognuno ha le sue aree di competenza, alcune tacite altre discusse, quando c'è un imprevisto si trova una soluzione assieme.


Non ci dividiamo tutto al 50% anche perché io ho un lavoro salariato al 70% e lui al 50%.


Ci sentiamo entrambi responsabili di casa e prole cosicché dal pediatra ci va chi può e così anche per il cucinare o fare il bucato.


Nel caso del bucato ammetto che è quasi sempre mio marito a prendere l'iniziativa... penso perché ha meno vestiti di me e sente prima l'esigenza di lavare.


Foto di bucato steso su stendino in cortile interno a Copenhagen
Bucato iniziato da mio marito e steso da me in quel di Copenhagen.



Il lavoro domestico è lavoro

Ho avuto un cambio di prospettiva importante quando ho realizzato che il lavoro domestico, il fare la casalinga o il casalingo, è un lavoro.


Lo avrei dovuto capire prima ma il fatto che una mamma si occupasse di casa e figli era per me... scontato.


Forse ho percepito il doversi giustificare di mia mamma quando era casalinga con chi poneva domande come:

"Ma tu non lavori?"
"Ma cosa fai tutto il giorno a casa?"

Sono cresciuta con l'idea che mio papà ci mantenesse e che sì, mia mamma si occupava della casa e di noi figli, ma vedevo più il valore del lavoro di mio papà che di quello di mia mamma.


Un valore che era legato allo stipendio, probabilmente, e al vederlo uscire di casa per ottenerlo.


Ma ha a che fare anche col fatto che, come dicevo prima, il lavoro di casalinga è socialmente sminuito.


Non ragionavo sul fatto che mio papà poteva essere al lavoro solo perché mia mamma invece era perlopiù a casa con noi.


Dico perlopiù perché per diversi anni mia mamma ha comunque avuto un lavoro salariato a tempo parziale.


Avevo anche questa impressione che mia mamma dovesse in qualche modo ringraziare mio papà per i suoi acquisti personali.

⚠️Non che questo corrisponda alla sensazione di mia mamma e mio papà, ero io bambina o adolescente che dal fuori la vedevo così.

Il lavoro domestico e di cura è dato per scontato, spesso invisibile e gratuito.


Foto di una pagina del libro "Bastava chiedere"

Capire questa cosa è importante.


Bisogna capire che dietro ogni uomo in carriera probabilmente c'è (stata) una donna a pensare a tutto il resto.


Ne scrivevo anche in questo articolo sulla produttività: un ambito di dominio maschile in cui ho l'impressione che il lavoro delle compagne venga spesso dato per scontato.



Gli svantaggi del lavoro domestico


Annalisa Monfreda ne "Ho scritto questo libro invece di divorziare" cita Eve Rodsky:

Nel mio nuovo ruolo di CEO, task manager e ape operaia al servizio dell'infinita lista di cose da fare della nostra famiglia, mi sono ritrovata ad accumulare ore su ore di lavoro che mio marito non solo non riconosceva, ma di cui nemmeno si accorgeva. Anzi, a volte non me ne accorgevo nemmeno io.

Fotografia di bombo e ape selvatica su fiori viola
Eve Rodsky paragona una madre ad un'ape operaia.


Il lavoro domestico è invisibile


Spesso si sottovaluta il lavoro fisico e mentale necessario per mandare avanti casa e famiglia.

La bambina si ammala?

  • Chiama Pinco per disdire e ripianificare l'appuntamento

  • Chiama la pediatra 2-3 volte prima che risponda

  • Vesti la bimba

  • Prepara la borsa con spuntini e cambio pannolino

  • Trasportala dalla pediatra

  • Aspetta 30 minuti in sala d'attesa

  • Gestisci le emozioni e la sofferenza della bimba

  • Tranquillizzala mentre la pediatra fa i controlli

  • Prendi le ricette mediche

  • Vai in farmacia

  • Trova un modo per farle ingurgitare alla bimba

  • Richiama la pediatra per aggiornamenti

  • Aggiorna anche marito e nonni

  • Valuta chi il giorno dopo debba restare a casa con la bimba nel caso fosse ancora malata ed eventualmente sposta altri appuntamenti

E così per tutte le altre attività come anche avere un pranzo pronto in tavola ad una certa ora.


A proposito di pranzo, Annalisa Monfreda nel suo libro racconta degli aneddoti molto eloquenti riguardo alla disparità che viveva in casa ai tempi del lock down.

Ne riporto solo un pezzetto:

[Mio marito] viene da me [...] e mi chiede: "Posso fare qualcosa?" Come se davvero il pranzo iniziasse e finisse nell'ora in cui si consuma. Come se anche il semplice gesto di riscaldare una lasagna pronta non sia il frutto di una programmazione, di un complesso algoritmo brevettato inconsapevolmente che tiene conto dei gusti e dei bisogni nutritivi di ciascuno, che tiene in memoria quanto già cucinato nei giorni prima, per garantire un minimo di varietà, e che calcola quanti cibi pronti possiamo permetterci in una settimana per non far sballare il budget familiare.

...e che tiene in conto di cosa rischia di andare a male nel frigo, aggiungerei.


2 tipi di pranzo veloce sano
A sinistra, pranzi portati al lavoro dell'epoca pre-figli: cracker fatti a mano, verdure grigliate ripiene di formaggio ed erbette. A destra pranzi portati al lavoro dell'epoca con figlio piccolo: delle verdure crude tra cui alcune mezze appassite, un pezzo di formaggio e una cecina spezzata a mano, un pacchetto di cracker preconfezionato.

A me e mio marito succede spesso questa cosa: quando uno dei due torna dal lavoro, quello che è stato a casa comincia a fare la lista di quello che ha fatto per mandare avanti l'economia domestica.


È come se la persona che sta a casa deve giustificarsi.


Del tipo: ok, la casa è in disordine ma ho fatto questo, quello,... Credo di aver innescato io questa dinamica poco sana perché avevo l'impressione che mio marito quando era con mio figlio faceva meno di me per mandare avanti la casa.


Questo mio sospetto potrebbe anche avere un fondo di verità, come vedremo più avanti...


Ad ogni modo questo prova che il lavoro domestico è invisibile; perché altrimenti sentiremmo l'esigenza di giustificarci e fare la lista di ciò che è stato fatto? Tra l'altro vedi che anche avere un modello familiare in cui i due genitori lavorano a percentuali simili non ti libera da eventuali disparità (percepite) e discussioni.

L'importante è sapere come affrontare le critiche nella coppia😅


Il lavoro domestico non è riconosciuto


[…] il ruolo di manager familiare è poco riconosciuto e questa mancanza è essa stessa fonte di stress.

Continua poi Monneret in "Devo sempre dirti tutto":

[…] all'origine dello stress vi è lo squilibrio percepito tra le energie spese nel lavoro e ciò che se ne riceve in cambio.

Il lavoro non è salariato e spesso nemmeno riconosciuto anche per quello che ci dicevamo prima: è dato per scontato ed invisibile. Se non fai la lista di quello che hai fatto, difficilmente chi è fuori casa si rende conto di quello che è successo nel frattempo.


Per assurdo, la persona esce con una casa in ordine e torna con una casa in ordine ma non vede i 10 riordini che sono capitati durante la giornata.


Per non parlare di tutto il lavoro che non si vede perché succede nella testa. Non credo di avere le competenze o abbastanza informazioni per poter affermare oggi se sarebbe il caso di dare un salario alle persone che fanno del lavoro domestico.


Fotografia di franchi svizzeri

Se ne parla dagli anni settanta con la fondazione del movimento internazionale per il salario al lavoro domestico.

⚠️ Potrei star per dire una cosa contro i miei valori per ignoranza e privilegio e mi riservo la possibilità di cambiare idea più in là.

Penso che mi starebbe bene continuare a lavorare gratuitamente in quanto casalinga ma almeno la percezione sociale di questo lavoro deve cambiare. Ma ricordo che sto affermando questa cosa dall'alto del mio privilegio di persona che può decidere (più o meno) quanto lavoro domestico gratuito svolgere. Non escludo che dare un salario a chi svolge questo tipo di lavoro sia davvero l'unico modo per dargli un riconoscimento sociale.


Ma per certe persone sarebbe anche motivo di bloccare le donne in casa "perché tanto ricevono un salario".


Il cambio culturale riguardo ai ruoli di genere legati alla famiglia deve continuare.


Un padre può occuparsi dei figli se gli va, una donna può uscire di casa a lavorare se le va.




Perché cerco di evitare l'espressione "madre lavoratrice"

Un'espressione che è entrata nel parlato è quella di "madre lavoratrice".


Anche io l'ho usata in passato, sopratutto se mi dovevo spiegare in poche parole come in un titolo di un articolo.


Quello che si intende dire con questa espressione è "una mamma che ha anche un lavoro salariato".


Sto però cercando di evitare il più possibile quest'espressione per due ragioni principali:


1) È asimmetrico rispetto al genere, dato che non si dice allo stesso modo "padre lavoratore".


Mostra un doppio standard basato sui ruoli di genere tradizionali: che un padre abbia un lavoro salariato è dato per scontato, ma che anche una madre lo abbia non lo è e bisogna specificarlo con l'aggiunta di "lavoratrice".


2) Anche se indirettamente, l'espressione "madre lavoratrice" tende a sminuire una madre che si occupi di casa e prole senza avere un lavoro salariato. Se solo le madri che hanno un salario sono definite "lavoratrici" chi porta tutto il carico mentale e fisico per mandare avanti casa e famiglia cosa fa?


Vien mantenuta? Non fa nulla?


Fotografia di una pagina del libro "Bastava chiedere"


Perché non dico "mammo"


Definizione di "mammo" dal dizionario online Treccani:

s. m. [masch. di mamma], fam. – Uomo che, nella cura dei figli e nella gestione della casa, svolge le funzioni che sono state tradizionalmente proprie di una mamma; anche con usi scherz.
Foto di illustrazioni di Konrad Beck che si trovano all'interno dei vagoni del treno Gottardo. Nell'immagine vi sono una panchina con persone e dietro una persona con un bambino nel marsupio
Papà con marsupio. Illustrazioni di Konrad Beck che si trovano all'interno dei vagoni del treno Gottardo.

Viviamo in una società che rifiuta di usare certi femminili professionali secondo la grammatica italiana, ma che inventa parole quando un uomo ricopre un ruolo tradizionalmente percepito come femminile.


Questi sono modi indiretti per mantenere i generi al loro posto.


Non dico "mammo" perché questo neologismo rinforza l'idea per cui la cura dei figli e della gestione della casa sarebbero di responsabilità di una mamma.


Questa ripartizione dei ruoli può invece venir messa in discussione, anche se uscire dagli stereotipi non è facile.


Gli uomini possono venir sminuiti e penalizzati se si occupano della famiglia e le donne possono sentirsi in colpa quando si allontanano da casa e famiglia per lavoro.


Proprio giorno fa Laura mi scriveva per e-mail:

Sono una mamma che lavora al 100% nel mondo della comunicazione. Il mio compagno invece si sta dedicando ad un progetto personale così da avere anche il tempo di occuparsi di nostra figlia nella quotidianità. Io sono felice di questo modello familiare, mi capita però di sentirmi in colpa per lavorare "tanto". Come se il contesto sociale bussasse al mio cervello dicendomi "Sei la mamma, devi stare di più con tua figlia!". Questa settimana ho la prima trasferta di due giorni, mi sento già la peggiore del mondo.

Prova a leggere lo stesso messaggio come se lo avesse scritto un uomo, ti sembrerà surreale.



8 idee per ripartire il carico mentale nella coppia


Riprendiamo le premesse:

  • ripartizione equa non significa 50-50

  • il lavoro domestico è lavoro

Mentre l'obbiettivo è la serenità di entrambi i genitori, laddove i genitori siano due.


Se la situazione è pesante ma hai la sensazione che sia recuperabile, si può anche alleggerire il carico mentale partendo da sé lavorando su temi come imparare a dire di no, a settare le priorità o a delegare.


In combinazione, potrebbe aiutare conoscere alcune tecniche di produttività.


Se nonostante questo, uno di due genitori soffre il carico mentale familiare, per ridargli serenità dovremmo mirare proattivamente ad alleggerirne il carico, permettendogli anche di staccare ogni tanto.

Una delle ragioni per le quali il carico mentale domestico è fonte di uno stress particolarmente difficile da gestire è che non ci sono mai pause, al contrario dello stress professionale che, almeno nei weekend e durante le vacanze, si mette in stand-by. È risaputo, tuttavia, che la pressione è sopportabile sul lungo termine solo a condizione che vi siano dei momenti di recupero […].

scrive Marie-Laure Monneret in "Devo sempre dirti tutto".


Ti propongo 8 idee, ma sappi che non si tratta di una lista da spuntare per essere la coppia perfettamente equilibrata. Sono solo idee e alcuni punti potrebbero fare più al caso vostro di altri.


Come al solito, prendi quello che ti risuona e lascia andare il resto!



1. Mirate ad avere entrambi una quantità di tempo libero adeguata

Ne ho scritto in maniera dettagliata in questo articolo sul tempo libero nella coppia.


Siamo tutti diversi e in alcuni periodi per qualcuno sarà più necessario o facile prendere del tempo libero.


Sul lungo periodo stimo però che tutte le persone necessitino più o meno della stessa quantità di tempo libero.


Nell'articolo che ti ho citato poco fa, racconto di come da qualche anno tracciamo il nostro tempo libero.


2 schermate dell'applicazione Toggl
Io e Valerio registriamo da qualche anno il tempo libero dei singoli e anche il tempo libero in coppia. Tenere traccia del nostro tempo libero ci ha aiutato a non aver più discussioni quando qualcuno si prende un paio d'ore o una giornata per sé. L'effetto collaterale positivo di questo metodo è avere sott'occhio il tempo di coppia che tenderemmo ad annullare se non ne fossimo consapevoli. L'applicazione che usiamo noi è toggl, ma credo ce ne siano molte altre adatte, banalmente anche un foglio excel andrebbe bene.

Avere i dati sott'occhio mi aiuta molto.


Questo anche a causa del diverso modo in cui vengono cresciuti bambini e bambine: gli uomini sono generalmente più abituati a prendersi dello spazio e lasciare per qualche momento la prole per dedicarsi a sé.


Lo stesso non vale sempre per le donne, che molto più spesso si sentono in colpa se si prendono del tempo libero.


Oltre al fatto che molti uomini hanno più lavoro salariato delle donne e le donne più lavoro domestico degli uomini.


Il lavoro salariato è più visibile e riconosciuto il che rende più facile sentirsi in diritto di prendersi del tempo per sé rispetto a chi si occupa di lavoro domestico.


In conclusione, senza tenerne traccia, gli uomini potrebbero sottostimare il tempo che si prendono e le donne sovrastimarlo.



2. Sfruttate entrambi e in maniera equa i benefit aziendali per genitori

Se le vostre finanze, lo stato e l'azienda in cui lavorate lo permettono: usate entrambi i congedi parentali o la possibilità temporanea di ridurre la percentuale lavorativa.


Ad esempio nell'azienda per cui lavoro i genitori alla nascita di un figlio hanno il diritto di ridurre la loro percentuale lavorativa del 20% fino ad un minimo del 60% per un paio di anni, per poi riaumentarla se lo si desidera alla fine del periodo.


Ma anche se questo non fosse un diritto potreste chiederlo comunque.


Già solo il fatto di chiederlo è importante.


Le aziende in genere mirano ad essere dei datori di lavoro attrattivi per i loro dipendenti. Se vedono che sempre più genitori, papà compresi, chiedono delle agevolazioni creeranno delle misure per renderlo possibile.


Leggevo ad esempio in un articolo che grandi aziende in Svizzera hanno congedi pagati di 5 settimane per i padri (+3 settimane non pagate), quando lo standard in Svizzera dal 2021 è un congedo di due settimane.

Nulla rispetto ad altri paesi, ma comunque un benefit aziendale per i padri che secondo me andrebbe sfruttato.

Il problema è che spesso i padri non sfruttano queste possibilità, non solo per questioni economiche ma per questioni di mentalità all'interno dell'azienda e nella società.


Per un padre è il lavoro che deve contare, per un madre la famiglia.


Emma nel libro "Bastava chiedere" mostra in un'immagine cosa si intende per ruolo di genere.


Queste diverse scale di valori ci vengono inculcate fin dall'infanzia.


Noi abbiamo la possibilità di interrompere questa catena educando(ci) alla parità di genere.


Finché saranno solo le donne a sfruttare le agevolazioni aziendali per i genitori, le donne manterranno il carico familiare e verranno svantaggiate sul lavoro.


Mentre gli uomini continueranno ad essere visti come degli aiutanti in casa anziché dei papà.



3. Date più importanza al tempo dei genitori rispetto al tempo in famiglia

A dipendenza di chi sei, questo consiglio ti potrà sembrare o banale o assurdo.


Non è per tutte le persone.


So che molte persone tengono molto al tempo passato in famiglia tutti assieme.


Io per questioni di sopravvivenza i primi 3-4 anni da mamma ho dato precedenza al tempo per me sola (o in coppia) rispetto al tempo tutti assieme.


Fotografia di persone
Nei primi 4 anni di vita il tempo di famiglia al completo ha avuto meno priorità rispetto al tempo libero dei singoli genitori o per la coppia. Foto: Simone Margnetti.

Così facendo il weekend tenevamo il nostro bimbo a turni in modo da avere del tempo o per noi, o comunque per mandare avanti la casa, dedicarci agli album delle foto, il giardino, …




4. Se sei il genitore che più spesso è fuori casa per lavoro, trova modi per rientrare prima

Chiaramente hai meno margine se per esempio lavori su turni o hai obblighi di presenza.


Comunque: impegnati per rientrare prima possibile dal lavoro.


Non sarà per sempre, ma se questo è un periodo duro a casa anche mezz'ora potrebbe aiutare molto.


Non aspettare che venga chiesto esplicitamente, se percepisci fatica, nervosismo e irritabilità, pensaci tu.


Come fare?

Per esempio potresti considerare di accorciare la pausa pranzo se il tuo lavoro te lo permette.


A volte perché pranziamo con colleghi, magari anche al ristorante o nella mensa a 15 minuti a piedi, finiamo per fare pause pranzo da 1.5 ore o più quando basterebbero 30-45 minuti.


Perdite di tempo in una giornata lavorativa dal libro "Bastava chiedere" di Emma.



Se la pausa pranzo avesse una durata fissa, considera allora di sfruttarla per fare sport, che poi non sentiresti più l'esigenza di fare la sera dopo il lavoro.


Quel tempo dedicato a fare sport o una passeggiata è tempo libero di cui io terrei traccia.

Oppure potresti immaginare di combinare il viaggio per recarti al lavoro allo sport.

Io ad esempio vado al lavoro in bici elettrica anziché in macchina o con i mezzi pubblici, mettendoci solo 10 minuti in più rispetto all'auto. Così facendo allungo il mio viaggio per andare e tornare dal lavoro di 20 minuti, ma in compenso faccio 1.5 ore di movimento all'aria aperta. Quei 20 minuti in più sono comunque meno dei 60-90 minuti che mi prenderei per fare sport dopo il lavoro, rientrando a casa più tardi.

Ultima considerazione sul part-time.


Anche tu sei di quelle persone che economicamente potrebbero lavorare a tempo parziale ma non lo fanno perché "avrei le stesse cose da fare ma sarei meno pagatə"?


Magari farai le stesse cose, ma in modo diverso e riuscirai comunque perché sarai più efficiente.


In compenso, tornerai a casa mezz'ora prima dal lavoro ogni giorno oppure avrai mezza giornata "libera" ogni settimana.


Chiamalo poco!


Usciamo dalla mentalità di stare in ufficio per marcare presenza, perché non sta bene uscire prima del o della superiore.



5. Sfrutta i viaggi per recarti al lavoro per informarti su temi come l'educazione dei figli

Come scrivevo nell'articolo sul carico mentale, trovo che applicare approcci educativi rispettosi sia un investimento che riduce la fatica della famiglia nel medio-lungo termine semplificandoti la vita.


Oltre che a cambiare il mondo: crescere i figli con rispetto anziché minacce e punizioni è un passo verso una società migliore ed un pianeta meno sofferente.


Io ci credo.


Se sei in auto in luoghi non troppo trafficati o sui mezzi pubblici considera di ascoltare podcast di educazione infantile.


Quello che mi sento consigliare assolutamente è quello di Carlotta Cerri, Educare con calma.



Tra l'altro sono stata ospite nel podcast di Carlotta in questi episodi:


Anche se i partner hanno percentuali di lavoro molto simili, il loro interesse nell'ascoltare podcast sono generalmente diversi.


Anche se consciamente pensiamo di essere in una relazione paritaria, ad un livello inconscio, i bambini e la loro educazione sono ancora percepiti come "faccenda da mamme".


Lo vedo anche nella mia famiglia: se io ascolto diversi episodi sul tema dell'educazione rispettosa, mio marito preferisce i podcast che parlano di digitalizzazione.


Gli devo chiedere e ricordare di ascoltare il tal episodio sul tema di educazione particolarmente rilevante.


Perché lo faccio?


Perché siamo d'accordo sul principio e non ho voglia di usare il mio tempo e le mie energie per educare anche mio marito.


Anche per le sfide che affrontano le nostre bambine e bambini: chi si informa su come aiutare la figlia a lasciare il pannolino? Chi cerca di capire come fare a crescere il figlio multilingue? Chi parla con il figlio di educazione emotiva e sessuale?


I figli sono di entrambi e trovo ingiusto che sia solo un genitore ad informarsi.


A questo proposto mi sono rimaste in testa due interviste a due genitori di una bambina trans [1].


Il papà, dice di non capire fino in fondo la questione della identità di genere non allineata con il sesso assegnato alla nascita.


Poi la persona che intervista gli chiede se allora in questi anni si è documentato per comprendere meglio sua figlia.


Ti riporto parte della sua risposta:

No, io no. Non mi sono documentato più di quel tanto. È più mia moglie che in maniera molto attiva è andata a cercare documentazione, ha letto libri e cose di questo tipo. Io sono più dell'idea di improvvisare. Come se fossi un padre qualsiasi, non è che devo fare qualcosa di speciale. Non penso neanche che leggere libri sulle esperienze personali di qualcun altro possa aiutarmi. Quindi in maniera un po' napoleonica mi son detto "iniziamo e vediamo da che parte va".

Coerente la testimonianza della compagna, madre di una bambina trans:

Non è una cosa per cui ero pronta, per cui ero informata e ho dovuto farlo. Informarmi, riflettere e diventare molto più consapevole di molte cose.

Nel corso del podcast mi ha colpito anche questa frase, riferita al momento in cui si rende conto che suo figlio poteva in realtà essere una figlia trans:

Mi ha fatto una paura boia. Ed ero sola, completamente sola. Non c'era un medico che mi desse una risposta, mio marito non ne voleva nemmeno parlare.

È chiaramente possibile che questi due approcci siano diversi per questione di carattere.


Ma sospetto che questo sia un modello che si ripete spesso nelle coppie eterosessuali in base al genere.


Al di là delle dimensioni della sfida legata alla prole, credo che spesso sia ancora la donna a farsene carico.


E se i podcast non sono il tuo media preferito, leggi un libro o degli articoli, magari la sera invece di fare altro.



6. Compi più attività del quotidiano assieme ai tuoi bambini


Cosa intendo? I bambini amano passare del tempo con i genitori.


Da quello che so, almeno da più piccini adorano anche essere coinvolti nelle faccende quotidiane e prendersi responsabilità commisurate alla loro età.



Quando sei con i bambini, oltre a fare attività incentrate solo su di loro, considera di coinvolgerli in attività quotidiane come:

  • Cucinare

  • Fare la spesa

  • Fare giardinaggio

  • Fare i compiti con loro

  • Andare in posta a spedire dei pacchi Qui potresti dirmi: ma sei matta? Con la coda che c'è sempre alla posta! Non è un'attività da fare con i bambini! Io ti dico che invece è un'ottima occasione per praticare la pazienza o il rispetto del proprio turno.

  • Portare i rifiuti riciclabili ai punti di raccolta

  • Andare a comprargli vestiti o scarpe quando servono …Così possono anche scegliere da sé!

  • Andare a comprare ciò di cui ha bisogno lo zio ammalato e portarglielo

  • Portare l'auto in garage per il servizio e tornare con i mezzi pubblici


Ci metterai più tempo a fare queste attività rispetto a quando non hai i bambini con te?


Molto probabile.


Ma avrai comunque fatto una o due attività in più utili a all'economia domestica, molto educative peraltro.


Il gioco va bene ma non deve essere l'unica attività da compiere con i bambini. L'affermazione di Monneret in "devo dirti sempre tutto" va proprio in questa direzione:

Da una decina d'anni, gli uomini si occupano maggiormente dei figli […] ma, anche in questo caso, prediligono attività gradevoli come il gioco, la conversazione o l'apprendimento. La cura dei figli, i compiti a casa, o accompagnarli alle varie attività restano appannaggio del 65% delle madri: tutto ciò che deve essere fatto rimane di competenza della donna.

Purtroppo non so da dove esca quel 65%, spesso nel libro vien citato l'Insee, l'istituto nazionale francese di statistica e studi economici.



7. Progetta delle mini vacanze genitore-prole


Credo fossimo in un periodo in cui sentivo la fatica di mio marito, forse perché io lavoravo molto ed ero partita diverse volte nelle ultime settimane per lavoro.


Mio marito per lavoro viaggia meno di me quindi ha meno possibilità di staccare dalla quotidianità con un treenne.


Io lavorando molto sentivo invece l'esigenza di passare del tempo con il bimbo.

​Siamo partiti sabato mattina. Abbiamo preso un paio di treni e una cremagliera per 3 ore circa. Poi una teleferica e ci siamo istallati in una camera d'albergo sulle piste da sci. Abbiamo bighellonato nella neve, sereni. Abbiamo preso in affitto degli sci, una slitta, siamo saliti fino a 3000 m e osservato il ghiacciaio dell'Aletsch dall'alto. Il pomeriggio della domenica abbiamo ripreso il treno e siamo tornati a casa in serata.

Foto di bambino che cammina nella neve
Qui eravamo in Vallese, a Fiescheralp, sopra Fiesch.

È stato davvero bello, mio figlio parla ancora adesso di quelle 36 ore come di un'avventura meravigliosa che vorrebbe rifare.


Ora, questo che abbiamo fatto è sicuramente qualcosa di economicamente impegnativo.


Stiamo comunque parlando dell'ambiente delle piste da sci in Svizzera [2].


Si può pensare ad alternative molto più economiche come al campeggio o l'andare a trovare i nonni che abitano a 2 ore di auto o di treno, per esempio.


Il genitore che rimarrà a casa ne verrà giovato ma anche quello che parte, anche se in maniera diversa.



8. Rendete più semplice delegare

Molti genitori, direi specialmente genitrici, fanno fatica a delegare la cura dei figli al partner perché "fa peggio" o "addirittura non ce la fa proprio".


Questo succede perché spesso le mamme sono il genitore di default.


Lo diventano a partire dei primi mesi di vita dei figli a causa delle politiche statali e aziendali molto asimmetriche per padri e madri.

Penso ai congedi maternità e paternità di durata molto diversa.


Fotografia di persona che allatta

Quest'essere esperte dei figli, che in realtà significa solo aver avuto più tempo per praticare, si insidia e contribuisce a far sì che se un genitore deve ridurre la percentuale lavorativa, questo sarà più probabilmente la donna.


Altri fattori determinanti sono:

  • i ruoli di genere tradizionali: ad esempio la pressione sociale della donna ad accudire i figli pena il senso di colpa e quella del padre di guadagnare soldi per la famiglia

  • la differenza salariale tra uomo e donna che spesso rende più economicamente vantaggioso che l'uomo lavori più della donna anche a parità di professione o ruolo

  • il fatto che le professioni segregate per genere spesso siano più prestigiose e ben pagate per gli uomini e meno per le donne.


Rendete più semplice la delega, dicevo.


Quindi per tutti questi motivi spesso la madre passa più tempo con i figli e ne diventa l'esperta.


Cercate attivamente di spezzare questo circolo vizioso.


Riconoscete che sì, un genitore magari ha bisogno di più pratica e più tempo.


Ma se questo tempo non viene lasciato e se non si ha la volontà di praticare, continuerà ad esserci il genitore di default e il carico della cura dei figli non avrà modo di essere condiviso.


Non cadiamo nella trappola del "la mamma è sempre la mamma", come scrivevo in una delle mie ultime newsletter.



Riflessioni finali


La parità tra donne e uomini, la cosiddetta uguaglianza di genere, si misura anche in casa.


Una situazione può essere paritaria anche se la donna è una casalinga a tempo pieno, o quasi.


Così come le statistiche mostrano che molte situazioni sono squilibrate anche quando i genitori hanno percentuali lavorative uguali.


Un rapporto di coppia paritario si misura in termini di serenità e dignità di tutte le persone coinvolte, di tempo libero dei genitori e di coinvolgimento dei padri nella crescita dei figli.


Purtroppo vedo come sotto molti aspetti la genitorialità è ancora un "mestiere" segregato per genere… di dominio femminile.


Questa differente interpretazione del ruolo genitoriale in base al genere rende difficile ripartire equamente il carico mentale familiare all'interno della coppia.


Se hai letto fin qui e l’articolo ti è piaciuto, mi aiuteresti molto anche solo cliccando sul cuoricino qui sotto o ricondividendolo.


Te ne sono grata.


Ciao e alla prossima,










[1] Questo bel podcast si chiama The deep NEsT. E il loro motto è: "La diversità è il nostro punto di partenza. L'arrivo lo scopriamo insieme".


[2] Il costo maggiore è dato dalla notte in albergo, costata circa 180 CHF (circa 180 Euro) e il viaggio in treno (fino ai 6 anni si viaggia gratis, io ho pagato forse 80 CHF per andata e ritorno, avendo il metà prezzo. Ma alcuni orari costano meno e si può arrivare a pagare solo 50 CHF per la stessa tratta, con il metà prezzo.). Pranzo e cena del primo giorno li abbiamo fatti a mo' di spuntini comprati in un supermercato. Pranzo al ristorante circa 30-50 CHF, risalita in teleferica fino a 3000 m 10 CHF. Un'altra teleferica era invece compresa nel pernottamento in albergo. L'affitto per sci e slitta ce l'hanno regalato visto che era bassa stagione e sono abituati ad affittare per una settimana o almeno una giornata e non solo per qualche ora. Il totale di quest'esperienza piuttosto cara rispetto alle alternative è stato di circa 340 CHF (340 euro).

2 commenti

Post correlati

Mostra tutti
bottom of page