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Carico mentale: ti senti un genitore stanco, impaziente e inadeguato?

Aggiornamento: 16 gen 2023

Condivido con te 8 + 5 strategie che mi rendono una mamma lavoratrice serena e senza sensi di colpa.


Persona in cresta lungo una via ferrata


Se qualche volta ti senti un genitore inadeguato o sbagliato.

Se sbotti con i bimbi e poi ti senti in colpa più spesso di quello che vorresti.

Se sei un genitore sopraffatto e se ti senti in balia degli eventi.

Se come genitore ti senti regolarmente impaziente, irritabile.

Se sei in una coppia eterosessuale e ti senti così, dati statistici alla mano, è molto probabile che tu sia una donna.

Questo articolo potrebbe aiutarti a far luce su un problema a cui forse non hai ancora dato un nome.

Il carico mentale nella vita di un genitore è spesso un macigno che pesa il doppio proprio a causa della sua invisibilità.

In questo articolo condivido con te 8 + 5 strategie che mi rendono una mamma serena e senza sensi di colpa.

Seguimi!


 

Cosa trovi in questo articolo:

 

Che cos’è il carico mentale familiare?

Il carico mentale familiare è il peso della responsabilità di gestire casa e famiglia.

Quindi la gestione di tutto ciò che serve a una famiglia per vivere, al netto del lavoro retribuito.

Di cosa sto parlando?

Da un lato, parlo di tutte le cose da fare come:

  • lavoro domestico

    • pulire

    • cucinare

    • fare la spesa

    • fare il bucato

    • pagare le bollette

  • lavoro di cura dei figli

    • passare del tempo con loro

    • seguirli nei loro compiti

    • portarli a scuola

    • educarli

    • vestirli

Senza dimenticare la cura di parenti bisognosi o animali domestici.

I compiti di questa lista prendono tempo ma sono più semplici da gestire.

Dall’altro lato sto però parlando soprattutto delle cose a cui pensare:

  • lavoro domestico

    • pensare a cosa cucinare

    • ricordarsi di pagare le bollette

    • prenotare l'appuntamento in garage e farlo incastrare con tutti gli altri appuntamenti

    • pensare a comprare i prodotti per pulire casa

    • pensare a far vaccinare il gatto

  • lavoro di cura dei figli

    • riorganizzarsi quando improvvisamente si ammalano

    • ricordarsi delle riunioni e dei mercatini della scuola

    • pensare ad un regalo per la festa di compleanno

    • informarsi riguardo all’educazione dei figli

    • ricordarsi di prendere gli appuntamenti dal o dalla pediatra

Tutto quello che è elencato in questa seconda lista è praticamente invisibile perché non è lavoro pratico.

Sono compiti che spesso stanno nella mente come:

  • organizzare

  • anticipare

  • ricordare

  • pensare

Vedi come il carico mentale è doppiamente frustrante?

Il carico mentale è pesante ma non lo si vede.

E ciò che non vedi è difficile da riconoscere, sia che lo hai fatto tu o qualcun altro.

Il carico mentale familiare ricade ancora soprattutto sulle donne

Il carico mentale spesso ricade ancora solo su uno dei due genitori: la donna.

Se parliamo di coppie eterosessuali, che statisticamente sono le più numerose.

In questo rapporto Istat del 2019 ho trovato questi cinque punti interessanti:

  1. Nel lavoro domestico, le donne si fanno più carico degli uomini del lavoro routinario (cucinare, lavare, stirare, …)

  2. Gli uomini prediligono attività che si avvicinano molto al tempo libero (giardinaggio, bricolage, shopping, manutenzione veicoli, …)

  3. Se si tiene conto anche del lavoro non retribuito, le donne lavorano circa un’ora in più al giorno rispetto agli uomini

  4. In italia il 54.7% delle occupate risulta sovraccarica di lavoro mentre ciò succede “solo” al 47.3% degli uomini

  5. La divisione dei ruoli tra genitori tende a riproporsi quando si considerano i figli.

Quindi, anche se le donne decidono di lavorare dopo la maternità, in genere si fanno più carico del lavoro familiare rispetto agli uomini.

La ragione principale è la difficoltà che abbiamo ancora oggi di uscire dai ruoli di genere.


Il fatto che il carico mentale familiare ricade sulle donne è culturale

Sfatiamo un mito.

La credenza per cui una donna sia naturalmente portata per il lavoro domestico e di cura è falsa.

Forse è stata la naturale conseguenza di certe condizioni quadro.

Tanti anni fa, quando non c’erano i contraccettivi e il latte artificiale, le donne erano le principali figure ad occuparsi di casa e figli.

Ovviamente.

Ti sfido ad andare a lavorare quando sei incinta e/o allattante e hai 7 figli.

Condizioni quadro che tra l’altro hanno contribuito a diffondere un altro stereotipo: il mito della donna multitasking.

Una credenza che vede la donna come naturalmente predisposta alla gestione di mille cose contemporaneamente.

I tempi sono cambiati, facciamo molti meno figli e se necessario ci sono le pompe per estrarre il latte e il latte artificiale.

Rimane però lo stereotipo di genere intrinseco nella società per cui il posto più ovvio per una donna è la casa.

L’altro giorno ero in viaggio di lavoro con un collega che mi ha assicurato che a lui nessuno ha mai chiesto con chi ha lasciato la sua bambina.

Io ti assicuro che a me invece lo chiedono almeno una volta ad ogni viaggio di lavoro.

Cosa ci dice questo aneddoto?

Che il nostro cervello fatica ancora a vedere una mamma fuori dal suo contesto “naturale”.

Analogamente, come raccontavo in questo articolo sul nostro modello familiare: mio marito è considerato fuori posto quando in orari d’ufficio si prende cura del nostro bimbo.

Più di una volta gli è capitata una cosa molto strana: una persona vede mio figlio e spaventata si guarda intorno alla ricerca della mamma, credendolo perso.

Capisci?

Mio marito è lì nei paraggi ma queste persone non lo vedono. Non considerano nemmeno la possibilità che un papà si possa prendere cura del proprio bambino in settimana.

È come se il nostro cervello non si fosse aggiornato.

Veniamo cresciuti con l’idea che la cura sia faccenda da donne.

Lo conferma anche questo rapporto Istat del 2019:

“[…] i comportamenti dei ragazzi si differenziano nettamente da quelli delle ragazze con circa un quarto d’ora in più al giorno di lavoro domestico per le ragazze e ben 19 punti percentuali in più tra le quote di partecipanti alle attività.”

Ripeto nel caso te lo fossi perso: molte più ragazze che ragazzi aiutano in casa e lo fanno per 15 minuti in più al giorno rispetto ai coetanei maschi.

Ehi, ma forse quindi la mia sensazione di essere quella che aiutava più in casa da ragazza non era poi così sbagliata?


Foto di bambino che fa finta di aiutare con le pulizie di casa con un'aspirapolvere

Tempo fa ero andata a trovare un’amica con due figli adolescenti: un ragazzo e una ragazza.


Era weekend, quasi ora di pranzo e sapevo che il ragazzo stava ancora dormendo.


Avvicinandosi l’ora di pranzo dico: “Forse è meglio che andiamo, altrimenti non riesci a preparar pranzo”.


Lei mi risponde: “Fa niente, tanto c’è mia figlia che pensa a cucinare!”

Magari era un caso, ma ho seri dubbi che invece questo potesse essere lo standard.

Questi sono ruoli di genere che vengono tramandati di generazione in generazione. Devi fare attenzione anche se a casa tua la situazione è più paritaria.

Perché la realtà che circonda i bimbi differenzia ancora molto per genere.

Negozi, librerie, cartoni animati e libri: sono pieni di riferimenti ai ruoli di genere. Leggiamo libri dell’infanzia che spesso sono carichi di stereotipi e pregiudizi.

Pensa ai libri che leggi alle tue bimbe.

Quanti considerano il papà nelle loro storie?

E in quanti il papà ha un ruolo di cura dei figli o della casa?

L’altra sera mio figlio voleva che gli leggessi il libro “Dov’è Spotty?”.


Alla fine mi chiede: “Dov’è il papà di Spotty?”


Ma vedi come le notano queste cose! Anche se non ce lo dicono, loro le notano!


In effetti la storia parla di Sally, una mamma che cerca il suo cucciolo Spotty perché è ora di fare la pappa.


Al che io rispondo a mio figlio: “Hai ragione, dov’è secondo te?”


Lui mi risponde: “Sarà fuori a fumare la pipa”.

Fuori a fumare la pipa.

Se non è uno stereotipo di genere preso dai libri per l’infanzia questo non so…

Almeno da noi dove nessuno fuma la pipa.

Nei libri invece ogni tanto capita che qualcuno fumi la pipa e solitamente è un uomo.

Fare caso a queste cose è il primo passo.

Perché educarsi alla parità di genere è l’unica cosa da fare se si vuole educare alla parità di genere.


Comincia a ridurre il carico mentale partendo da te

Ammettiamo che tu voglia dare un esempio di genitore sano, che non si sacrifica per tutto e tutti.

Ammettiamo che vuoi diventare un genitore più sereno e paziente, capace di prendersi i suoi spazi.

Ora ti racconto cosa ha funzionato per me.

Negli anni sono aumentate le mie responsabilità sia famigliari che lavorative e la mia giornata è rimasta di 24 ore.

Ma sono generalmente serena.

Mi sento un essere umano felice e lo devo al lavoro che ho fatto su di me.


Un genitore stanco e sopraffatto, che spesso perde la pazienza con figli e partner perché ha troppo sulle sue spalle spesso pensa di non poterci fare nulla.

Magari proprio tu ti senti impotente perché non hai la forza o il potere di cambiare chi ti sta a fianco e non ti sostiene quanto vorresti.

Ecco, in questi casi il mio consiglio è quello di cominciare da te, perché su quello invece hai potere.


I miei 8 consigli per ridurre il carico mentale partendo da te

Si tratta delle migliori strategie di gestione del tempo e crescita personale che applico da anni.

Sono tecniche che possono aiutare davvero genitori sopraffatti a stare meglio.


1. Smetti di tenere le cose a mente

Già solo questa pratica da sola ha ridotto di molto il mio carico mentale.


Parto subito con un ricordo che risale al 2014:

Anni fa ero ero fiera ogni volta che mio marito mi diceva “Ricordami di…”.


Ero fiera di essere il suo hard disk esterno perché ero quella con una buona memoria nella coppia.


La cosa assurda poi era che lui si dimenticava le cose che travasava nella mia mente!

Studiando poi gestione del tempo e produttività mi sono resa conto di due cose:


  1. Il fatto che lui dimenticasse le informazioni che mi passava era dovuto all’effetto Zeigarnik. Si tratta di quell’effetto psicologico per cui si ricordano meglio le attività incomplete rispetto a quelle completate. Dicendomi “Ricordami che stasera devo preparare i vestiti di pilates per domani” il suo cervello considerava quel caso chiuso e la sua mente restava libera.

  2. Essere l’agenda vivente del mio partner non era nulla di cui andare fiera. Una delle prime cose da fare per alleggerire la mente è trascrivere tutte le pendenze, idealmente in un unico posto. In questo modo anche il tuo cervello le considererà come completate fino al momento che una lista o un dispositivo te le ricorderà.


Avendo capito questa cosa ho gentilmente invitato il mio compagno a non usarmi come sua segretaria.

Ho poi imparato da mio marito il vantaggio di usare Siri per mettere i promemoria sul telefono.

E anche nostro figlio treenne ha cominciato a chiederci di mettergli delle cose nel promemoria 😉

Io uso:

  • promemoria sul telefono

  • calendario digitale

  • agenda cartacea, organizzata più o meno come un bullet journal

È uguale come ti organizzi, l’importante è che non hai troppi posti diversi in cui segnarti le cose.

Il tuo cervello deve essere certo che le informazioni registrate potranno tornare da te al momento giusto in maniera affidabile.


2. Chiarisci i tuoi valori

La seconda cosa necessaria per ridurre il tuo carico mentale è essere in chiaro sui tuoi valori. Zaira, dai! Anche tu con ‘sti valori…

Ho bisogno di consigli pratici!

Lo sai che questo consiglio anni fa mi sembrava proprio lasciare il tempo che trova?

Invece no, fidati!

Ti aiuterà davvero a definire le giuste priorità senza sensi di colpa, altro passo fondamentale che mi aiuta ogni giorno a ridurre il mio carico mentale. Agire secondo i miei valori mi aiuta ad essere una persona in pace con sé stessa.

Un esempio forte è questo: mi sento raramente in colpa e quando mi sento in colpa so che è perché sto agendo in maniera non allineata ai miei valori.

Quando per lavoro lascio la famiglia a casa per qualche giorno mi sento in colpa?

Nemmeno un po’. Comincerei a sentirmi in colpa se fossi via più spesso di quello che mi sento di fare.

Questo perché sia un lavoro in cui realizzarmi che la famiglia sono tra i miei valori fondamentali.

Se vivo tenendo in equilibrio il mio impegno sulla famiglia e sul lavoro sto bene.

Avere in chiaro i tuoi valori è come avere un faro che ti guida nella tua vita.


Fotografia di faro a Como

Davvero liberatorio.

Un metodo che uso per scoprire i miei valori è:

  • Prendi una lista dei valori personali che trovi facilmente in internet, solitamente contengono 40-100 valori.

  • Scorri la lista velocemente e elimina quelli che non risuonano con te. Diciamo che se non è un sì convinto lo cancelli. Te ne rimarranno ben più di 5.

  • Elimina altri valori scartando i concetti più simili tipo scegliendo un solo valore tra “onestà”, “sincerità”, "trasparenza".

  • Riduci ulteriormente il numero dei valori basandoti su ragionamenti tipo: “sarò serena se faccio della salute fisica e mentale un mio valore”. Quindi elimini il valore della serenità perché quello lo raggiungerai mettendo la salute al centro. Lo vedi il ragionamento?

  • Di questi valori evidenziati, scegline poi 5.

I valori non sono fissi per tutta la vita, ogni tanto ricordati di rivedere la lista e vedere se è aggiornata.

3. Metti le giuste priorità

Che in altro parole significa:

1. Abbassa le tue aspettative

2. Dai il giusto peso alle cose

In caso di difficoltà o dubbio potrai pensare ai tuoi valori e dirti cose come:

“Sono sull’orlo di un esaurimento a causa dei mille risvegli delle bimbe. Vado a dormire presto o guardo quella favolosa serie su Netflix?”

oppure:

“Che stress, al mattino ho poco tempo per prepararmi. Preferisco spendere del tempo a lisciarmi i capelli o usare quel tempo per fare una colazione in tutta tranquillità?”

Infine:

“Non ce la faccio più. Preferisco diminuire il mio benessere mentale insistendo perché mio figlio metta una maglia pulita o lasciare andare il giudizio altrui per avere un figlio che sembra uscito da un porcile?”

Il regalo più grande che mi ha fatto la maternità sul piano dello sviluppo personale è quello di liberarmi dalla zavorra del perfezionismo.


4. Impara a dire di no

Questa è stata molto dura da apprendere, anni fa ero una persona che si sentiva in colpa per tutto.

Non osavo dire di no, mai.

Nemmeno quando una persona sconosciuta mi chiedeva di darle il numero di telefono.

Non vorremmo crescere le nostre figlie con questi esempi davvero poco saggi?

Diamo loro l’esempio di una persona sicura di sé, che conosce le sue priorità e i suoi limiti e dice di no per non cadere in sopraffazione.

Penso a qualche esempio dal mio passato recente come richieste di entrare in politica o in un comitato di una cooperativa.

Sono cose persino in linea con alcuni dei miei valori, ma in conflitto con altri fondamentali come la salute mentale.

Se mi carico di troppi impegni scoppio, non ce la faccio più.


Fotografia di persona che fa finta di alzare un'enorme masso

Riconosco i miei limiti in questa fase della mia vita.

Una cosa che mi dico prima di accettare impegni è:

“Se non è 100% sì, allora è no”

Anche al lavoro faccio così, ti racconto un breve aneddoto.

Un collega mi piazza una riunione alle 8 di mattina dopo un viaggio di lavoro di 3 giorni in cui sarei rientrata la sera tardi.


Dopo 3 giorni via e con una giornata lavorativa il giorno seguente avrei almeno voluto poter passare un po’ di tempo tranquilla con il mio bimbo prima di andare al lavoro per le 10.


Ho quindi rifiutato la riunione e bloccato il mio calendario in modo che nessuno possa mai più piazzarmi riunioni prima delle 9.

Impara a dire di no anche alle cose che non ti riguardano come:


  • il regalo di compleanno il cognato

  • ricordare gli appuntamenti di qualcun altro

  • ricordare al partner di chiamare i propri genitori

  • quanto e cosa mangia tuo figlio di quello che ha nel piatto (se è sano e non ha patologie particolari, ovvio)

Io per esempio dico di no a fare lavatrici se non ne ho bisogno così quando mio marito è a corto di mutande va semplicemente a farsi un bucato.

Oppure a stirare le camicie: all’inizio se le stirava lui, poi ha trovato dei modelli molto belli che escono dalla lavatrice come stirati.

Et voilà!

Com’è che si dice?

La necessità aguzza l’ingegno.


5. Semplifica la tua vita

Se riesci ad applicare ciò che ti ho scritto fin qui, la tua vita è sicuramente più semplice di quello che era prima.

Conosci i tuoi valori e sai prioritizzare.

Ma ci sono altre cose che puoi fare per semplificare la tua vita.

Quali?

Beh, anche qui dipende da te e dai tuoi valori.

Questo che ti elenco non è applicabile da tutte le persone perché dipende dai valori personali.

Vedili come spunti di riflessione.


  • Non mi trucco Non è stata una scelta premeditata: sono entrata in ospedale per partorire con i trucchi. Poi ho avuto un bambino ad alto bisogno che non riuscivo a lasciare giù nemmeno per due minuti e se ci riuscivo quei due minuti mi servivano per vestirmi, far pipì o mangiare. All’inizio non mi piacevo struccata, come spesso accade è una questione di abitudine. Dopo un po’ però mi sono abituata al mio viso in versione naturale e non ho sentito l’esigenza di riprendere a truccarmi. Mi fa sentire così bene poter uscire di casa in 10 minuti, dopo essermi lavata e vestita. Se penso che una volta usavo anche 20-30 minuti per piastrarmi capelli già lisci… Mi trucco forse una decina di volte l’anno e la cosa strana è che ora mi piaccio meno se truccata. Ahhhh il potere delle abitudini! Personalmente sto anche lavorando per trovare un taglio di capelli a bassa manutenzione (non sono ancora pronta ad avere un taglio corto corto anche se mi piacerebbe per la praticità). Voglio anche abituarmi all'idea di non tingere i capelli, anche se non sono ancora particolarmente entusiasta del numero di capelli bianchi in continuo aumento 😁 Infine, sto ragionando sul da farsi con i miei peli. È ovvio che mi depilo per l’idea che altri mi hanno inculcato riguardo ai peli su un corpo femminile. E un po’ mi rode, perché mi fa perdere tempo prezioso.


  • Non guardo più la TV Anche questa non è stata una scelta premeditata: mi sono partite le doglie la sera sul divano mentre guardavo la TV. All’inizio ne abbiamo fatto a meno perché la sera andavo a dormire alle 20 per sopravvivere alle notti tormentate. Ci siamo abituati a stare senza TV. Sapendo anche che sarebbe stato più difficile impedire al nostro bimbo di guardare troppa TV con una TV in casa, abbiamo deciso di darla via. Così l’opzione TV non c’è di default e la sera sul divano tendo a fare attività che mi fanno stare meglio.


  • Stile di vita minimalista Cosa vuol dire? Detto molto semplicemente vogliamo possedere solo il giusto necessario. Cose che servono o che ci piacciono davvero e ci fanno stare bene. Abbiamo ridotto di molto gli oggetti in casa nostra, il numero di scarpe e di vestiti. Questo processo mi ha anche sensibilizzato molto sugli acquisti e compro davvero pochissimo. Come ci semplifica la vita questa cosa? Beh, già solo pulire casa è molto più semplice con meno oggetti in giro. Non acquistare oggetti superflui mi fa stare bene perché è in linea con il mio voler impattare il meno possibile sull’ambiente. Oltretutto non spendo tempo a:

    • gironzolare per negozi

    • lavorare per poter permettermi quegli oggetti

    • mantenerli

    • eliminarli quando non funzionano o non mi piacciono più


  • Armocromia Questo è un sottocapitolo del minimalismo. Quando ero incinta ho fatto un’analisi di armocromia. Armo che? L’armocromia è una scienza che studia l’armonia tra i colori. Ne hai già sentito parlare? Applicata ai vestiti, accessori e trucchi si tratta in sostanza di trovare la palette che si addice di più ai tuoi colori (occhi, capelli, incarnato).


Fotografia di una cartolina con 32 quadrati colorati

Conoscere questa cosa mi aiuta principalmente in due modi:

  1. visto che nella mia palette non c’è il nero o il bianco, mi riduce di molto la scelta quando faccio acquisti. Quindi ci mette meno e ho meno sovraccarico mentale dato dalle centinaia di scelte.

  2. Nel mio armadio ci sono sempre più vestiti che mi stanno bene e che stanno bene tra loro. Se compri in palette non ti devi più preoccupare dell’abbinamento dei colori.


Il nostro cervello fatica a prendere decisioni e io cerco di ridurre al minimo le decisioni poco utili che devo prendere ogni giorno.

Mi tengo la forza di volontà per le scelte che contano davvero.


  • Applica un’educazione consapevole e rispettosa Sì, lo metto qui perché lo penso davvero. Se non avessi gli strumenti per educare in maniera rispettosa e consapevole la mia vita sarebbe molto più complicata. Perché vedo il circolo vizioso in cui cadono i genitori a furia di ricatti e punizioni. Perché i frutti saranno sempre più succosi man mano che i figli crescono. In internet troverai svariati libri sull’argomento, se vuoi sapere quelli che ho letto io scrivimi! Un corso online che ti posso consigliare perché l’ho fatto di persona è Educare a lungo termine di Carlotta Cerri.

 

Hai altri metodi? Ti prego di farmeli sapere, sono sempre aperta a nuovi modi per semplificarmi la vita 😅

 


6. Batch processing

È un termine che viene dall’informatica traducibile in “elaborazione in lotti”.

Questo concetto viene riutilizzato nell’ambito della gestione del tempo.

In sostanza consiste nel raggruppare le attività simili tra loro per essere più efficienti.

Ti faccio alcuni esempi:

  • Cucinare per più di un pasto alla volta

  • Pagare tutte le bollette una volta al mese

  • Fare una spesa grande alla settimana anziché diverse piccoline

  • Leggere le email una sola volta al giorno anziché ogni volta che ne arriva una


7. Impara a delegare

Quando chiedi a qualcuno di fare qualcosa per te: consideralo fatto.

Non controllare come e se questa cosa è stata fatta.

Prima di intervenire chiediti: cosa può succedere nel peggiore dei casi se questa cosa non viene fatta entro la data ideale?

Se capiterà un imprevisto perché la persona a cui hai delegato ha dimenticato qualcosa: non fa nulla, fa parte del processo di apprendimento.

Si chiama responsabilizzazione.

Ad esempio: chiedi al partner di fare la valigia della bimba e arrivate a destinazione con la metà delle cose necessarie. Chiediti: saremo in mezzo ad un deserto?

Se la risposta è no nel peggiore dei casi andrete a comprare ciò che è stato dimenticato e la prossima volta la valigia verrà fatta con più cura.


8. Prenditi del tempo per te

Quando siamo sovraccarichi di lavoro (retribuito e non) non siamo al massimo della nostra performance.

Se vuoi essere una persona efficiente e rispettosa devi ricaricare le tue energie, fisiche e mentali.

Un genitore spesso perde la pazienza perché è sopraffatto, non perché è cattivo.

Questo vale anche per te.

Per prevenire impazienza, nervosismo e sfuriate devi ricaricarti prendendoti del tempo per te.

Chiaro, alla nascita dei figli questo tempo si riduce di molto ma cerca di mantenere il minimo sindacale, ok?

 

È davvero impossibile trovare del tempo per te? Hai voglia di scrivermi perché?

 

Sapendo che statisticamente gli uomini si prendono un’ora in più al giorno delle donne, potresti considerare di tenere traccia del vostro tempo libero, ne parlo in questo articolo.

Così oltretutto potrai prenderti questo tempo libero senza sentirti in colpa verso l’altra componente della coppia.

Fai giusto attenzione che ci sono attività che ricaricano più di altre.

A volte scrollare le home infinite dei social può sembrare rilassante ma nel lungo periodo non è quello che ti farà stare meglio.

 

Se riesci ad applicare queste linee guida, secondo me sarai già sulla buona strada per levarti una buona dose di carico mentale partendo da te.

Avrai imparato a conoscerti meglio, ad ascoltarti e riconoscere i tuoi limiti

Se hai la sensazione che questo non basta, allora sicuramente ne devi parlare in coppia.




I miei 5 consigli per parlare di carico mentale in coppia


1. Parlane in un momento di calma

Davvero.

Sembra scontato ma non uscire con accuse in momenti di tensione.

Ce la puoi fare?

Magari un fine settimana riuscite a lasciare la bimba con qualcuno anche solo per un’ora?


2. Descrivi la situazione in maniera specifica partendo dalle tue sensazioni

Ti faccio alcuni esempi:

  • Sono frustrata ogni volta che esci a volare con il kite perché ho la sensazione di avere bisogno anche io di tempo per me

  • Ultimamente sono molto più impaziente di come vorrei con i bimbi. Non riesco a stare dietro a questi ritmi.

  • Quando rientro dal lavoro mi piacerebbe passare del tempo con i bimbi e non dover pensare alla cena o a fare il bucato.

  • In questo periodo sono davvero esausta. Mi aiuterebbe un sacco se un paio di mattine potessi portare tu la bimba al nido.

Le frasi sono formulate in prima persona singolare, sono specifiche e non contengono avverbi tipo mai o sempre.


3. Discutete dei valori e delle priorità della famiglia

Magari potete cominciare facendo l’esercizio dei valori insieme, pensando alla vostra famiglia.

Preparatevi a scendere a compromessi.

Però dicamo che se avete deciso di avere una famiglia assieme uno si aspetterebbe che un buon numero di valori li abbiate in comune 😅

Sulla base di questi, vi sarà magari più semplice discutere le priorità:

  • È più importante avere 14 pasti diversi tutte le settimane o possiamo accettare che alcuni pasti si ripetano per poter cucinare in lotti?

  • È più importante guardare quella partita o dare la possibilità al genitore che ne ha più bisogno di fare una passeggiata?

  • Davvero dobbiamo stare tutto il weekend tutti assieme o possiamo usare un giorno per dare qualche ora di svago ciascuno?


4. Cosa potete eliminare, delegare o condividere

Discutete cosa siete disposti ad eliminare o ridurre.

Davvero è escluso che chi dei due lavora al 100% possa considerare un 80%? Un 90%?

Anche solo per un periodo?

Che spese possiamo ridurre per poterci permettere questa riduzione?

Lo so che quello che ti scrivo può sembrare detto dall’alto del privilegio. E da un parte lo siamo, privilegiati. Però un po’ della nostra fortuna siamo anche andata a prendercela. Come? Pensando fuori dagli schemi prestabiliti.


Ti racconto un attimo la nostra situazione nei momenti più bui...

Nel primo anno di vita del nostro bimbo mio marito, Valerio, aveva un lavoro molto duro fisicamente.


Anzi durante i primi mesi, Valerio lavorava ancora al 100%.


Era un lavoro stagionale.


Avevamo un figlio che la notte si svegliava anche ogni ora o meno e che di giorno dormiva solo se portato, in movimento e fuori casa.


Quando era sveglio non potevo lasciarlo giù per più di 5-10 min e poi richiedeva le mie attenzioni.


Di giorno non riuscivo a fare nulla in casa e la sera andavo a dormire alle 20.


Nonostante il lavoro fisico, alle 20 di sera Valerio stava a cucinare i pasti per i giorni seguenti mentre io "dormivo".


La notte oltretutto dopo che avevo allattato lui cambiava il pannolino del bimbo per evitare che io mi svegliassi del tutto e non mi riaddormentassi più fino a 10 minuti prima del nuovo risveglio.


Questa situazione era insostenibile.


Valerio voleva anche stare più vicino al bimbo e quindi si è messo a cercare un nuovo posto di lavoro.


Ne ha trovato uno dopo mesi di ricerca, al 50%.


L’abbiamo preso nonostante la riduzione di salario, abbiamo ridotto diverse spese.


Ci siamo detti: facciamo così finché non si riducono a zero le nostre riserve economiche.


Nel frattempo ci siamo stabilizzati anche economicamente, anche perché io ho aumentato la mia percentuale lavorativa e ora sono al 70%.


Ma torniamo a noi.

Cos’altro potete eliminare o ridurre?

Potete evitare di andare ogni domenica a pranzo dai genitori e farlo solo una volta al mese?

Solo se la cosa vi pesa e avete la sensazione che vi rubi del tempo prezioso, eh!

Davvero i bimbi devono fare 2 attività sportive, non ne basta una?

Se per esempio il doverli scorrazzare qua e là diventa un impegno insostenibile.

Quali responsabilità possono essere condivise o ripartite?

  • La lista della spesa?

  • I risvegli notturni?

  • La cura dei bimbi quando si ammalano?


5. Datevi l'obiettivo di avere più o meno la stessa quantità di tempo libero

Il lavoro familiare vale tanto quanto quello retribuito.

Anche se non è retribuito, genera enorme valore.

Ne parla molto bene questo rapporto Istat del 2019.

L’effetto psicologico che ha l’avere un lavoro non retribuito è grande: sembra che quello che fai non valga niente o che valga meno di quello retribuito.

Quante volte sei sfinita ma comunque ti ritrovi a cucinare manicaretti perché “Eh ma lui poverino lavora già tutto il giorno”?

Quante volte al weekend tendi a lasciarlo sul divano perché “Eh ma lui ha lavorato tutta la settimana”?

È questa mentalità che deruba le donne ogni giorno di un’ora.

Se la situazione a casa è tesa, se siete stanchi, nervosi e sopraffatti, magari potreste trovare utile questo metodo per gestire il tempo libero della coppia.

Sembra esagerato ma ti assicuro che nel nostro caso registrare il nostro tempo libero è stato liberatorio.

E poi registrare il tuo tempo libero non sarà un grande impegno, visto che è poco 😉


Riflessioni finali

Dati statistici alla mano, le donne hanno più carico mentale e meno tempo libero.

La cosa è più evidente per le mamme con figli piccoli e correla con il numero di figli.

Queste 8+5 strategie mi aiutano ad essere una mamma serena e realizzata.

Una cosa che ci ha aiutato enormemente a vivere in linea con i nostri valori è stata la riduzione della percentuale lavorativa di mio marito.

Ci ha fatto così bene che ancora mi meraviglio a vedere quante poche famiglie si organizzino in questo modo.

Quindi sono partita da me, ma poi l'evoluzione ha toccato tutte le componenti della famiglia.

Proteggendoti dal carico mentale, dai ai tuoi bambini un esempio di qualcuno che mette dei confini per proteggersi.

Dai un esempio di persona capace di dire di no e che non si sacrifica per tutto e tutti.

A volte pensiamo che il nostro sacrificio sia una prova d'amore ma non è così.

Per due motivi:

​1. Un genitore a pezzi a causa dei mille sacrifici non è umanamente capace di essere un genitore paziente, rispettoso e amorevole.

2. Stiamo dando ai nostri figli un esempio che magari un domani li porterà a sfinirsi di lavoro per dimostrare a qualcuno il loro valore.

Ah, e se hai letto fin qui e l’articolo ti è piaciuto mi aiuteresti molto anche solo cliccando sul cuoricino qui sotto.


Te ne sono grata.


Ciao e alla prossima,







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